sabato 23 dicembre 2017

Recensione di: VERSO I MARI DEL SUD

VERSO I MARI DEL SUD L’ESPLORAZIONE DEL PACIFICO CENTRALE E MERIDIONALE DA MAGELLANO A MALASPINA di Francesco Surdich Aracne editrice Verso i mari del Sud è un libro storico che ci racconta - come il sottotitolo bene evidenzia - un particolare periodo della storia delle esplorazioni, scegliendo un’area geografica ben precisa l’emisfero meridionale. In quegli, dopo la scoperta dell’Oceano Pacifico da parte della spedizione di Magellano, molte nazioni europee si lanciarono alla ricerca sia di nuovi continenti sia di un passaggio per raggiungere agevolmente l’Asia. Si tratta di un libro rigoroso nei contenuti e nelle fonti, completo negli argomenti trattati e con un grande pregio: quello di essere un saggio che si legge come un libro di avventure. Scritto da Francesco Surdich docente di Storia della esplorazioni e scoperte geografiche dal 1970 al 2015 presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Genova, giustamente considerato come uno dei più validi conoscitori dell’epopea delle esplorazioni e di storia medievale. Si tratta di un libro che si aggiunge ad una lunga serie di pubblicazioni scientifiche e divulgative che hanno caratterizzato (e caratterizzano) la produzione accademica del professor Surdich, un libro che conferma la continuità di una ricerca che ancora dura e soprattutto la coerenza di questo storico che ha scelto di narrare e spiegare cosa sono state le esplorazioni geografiche e quali cause hanno determinato nella storia dell’umanità. Nella sua vastissima produzione, Surdich ha sempre narrato come i vari eventi sono avvenuti, ha utilizzato i documenti e le testimonianze per portare il lettore all’interno dei vari viaggi, degli incontri e, purtroppo, degli scontri, che quei viaggi hanno causato. Viaggi che, nel periodo esaminato dalla presente opera, avevano lo scopo ufficiale di esplorare e scoprire nuove terre e nuove popolazioni, ma che a ben guardare erano sempre spinti da motivi legati al guadagno e al commercio. L’autore fa ben notare come le prime esplorazioni dell’Oceano Pacifico, nacquero più sulla spinta della ricerca di nuove vie per giungere nella tanto agognata Asia, e di come esse fossero comunque concepite come azioni di conquista. Per le potenze europee del XVI secolo non era concepibile che i cosiddetti selvaggi avessero diritto alcuno sulle terre da loro abitate. Ma il libro non si ferma solo su questo periodo, anzi giunge fino a Malaspina, un italiano discendente da una nobile famiglia della Lunigiana che mise le sue competenze marittime al servizio della corona di Spagna, e a James Cook; non trascurando però le spedizioni francesi e non dimenticando le presenze portoghesi e olandesi in quelle che allora erano considerate Indie Olandesi (appunto), evidenziando il mutamento di opinione che gli europei iniziarono ad avere verso queste nuove terre. Importate è il passaggio che avvenne nella mentalità dei vari governi e nei vari esploratori soprattutto nel secolo XVIII, quando si sentì la necessità di esplorare sia le nuove terre (ormai conosciute) sia le possibili terre ancora sconosciute - il mito del continente australe si era andato rinforzando nel corso degli anni – con un approccio più scientifico e etnografico (si disegnano mappe sempre più accurate, si analizzano le culture dei popoli via via incontrati, si valutano le possibilità commerciali e i vegetali e gli animali che in quelle latitudini vivono) e quando gli ordini che accompagnavano queste spedizioni si invitano i vari comandanti a trattare le popolazioni incontrate con rispetto. Non è un caso che proprio in quegli anni nascesse il mito del buon selvaggio e non è per caso che i vari esploratori fossero in qualche modo condizionati da tale visione. Surdich sceglie di dividere le varie esplorazioni seguendo le rotte delle varie spedizioni, che pure talvolta si incrociarono, riscoprendo più volte – ma dando a loro nomi diversi – le stesse isole, o confondendole con altre e decide di chiudere il libro facendo riflettere sulla grande utopia, molto popolare in Europa, delle Isole Felici e sullo stato di natura. Un tema che era presente nella cultura e nella letteratura europea da secoli, e che aveva dato vita alla ricerca (e ritrovamento) del possibile Paradiso perduto, il perenne desiderio che l’umanità sognava di rendere reale. Il saggio fa notare ai lettori cosa si è ottenuto da quei viaggi, quali contributi alla conoscenza scientifica sono stati apportati e quali furono le conseguenze dei vari incontri tra europei e indigeni, tra illusioni, disillusioni, riflessioni e contaminazioni. Da bravo storico, Surdich, tiene le giuste distanze dalle emozioni che pure ci racconta, ma nello stesso tempo riporta documenti che attestano come l’uomo europeo fosse comunque intimamente convinto della sua superiorità sulle altre culture lasciando intendere le conseguenze che tale “cultura” finirà per determinare. Voglio chiudere questa mia segnalazione bibliografica citando la dedica che apre questo libro, nella quale Francesco Surdich, alla vigilia del suo pensionamento, ha voluto ricordare le migliaia di studenti che hanno seguito le sue lezioni all’Università di Genova permettendogli di “dare significato e sostanza alla sua passione didattica”. Edgardo Rossi Di seguito parte delle numerosissime pubblicazioni di Francesco Surdich, qui di seguito alcune delle sue Monografie. Genova e Venezia fra Tre e Quattrocento, Genova, Bozzi, 1970 Le grandi scoperte geografiche e la nascita del colonialismo, Firenze, La Nuova Italia, 1975 Fonti sulla penetrazione europea in Asia, Genova, Bozzi, 1976 Momenti e problemi di Storia delle esplorazioni, Genova, Bozzi, 1976 Esplorazioni geografiche e sviluppo del colonialismo nell'età della rivoluzione industriale. I: Fasi e caratteristiche dell'espansione coloniale. II: Espansione coloniale ed organizzazione del consenso, Firenze, La Nuova Italia 1979-1980 Barone di Lahontan, Dialoghi con un selvaggio, a cura di F. Surdich, Ivrea, Herodote, 1984 Corso di storia. I. Il Medioevo, Milano, Librex, 1992 L'esplorazione italiana dell'Africa, a cura di F. Surdich, Milano, Il Saggiatore, 1982, Un'antologia che è stata definita “la prima, vera, scientifica antologia di scritti sul'apporto italiano alla conoscenza dell'Africa” dal maggiore studioso della storia del colonialismo italiano (vedi A. Del Boca, La nostra Africa , Vicenza, Neri Pozza Editore 2003, p.12) Il Medioevo, in La Storia: gli avvenimenti e i personaggi, Busto Arsizio, Bramante, 1987, pp. 11-479 Verso il Nuovo Mondo. L'immaginario europeo e la scoperta dell'America, Firenze, Giunti 2002 C. Cavalli, Più neri di prima. Colonizzazione e schiavitù in Congo nel diario di viaggio di un italiano agli inizi del Novecento, a cura di F. Surdich, Reggio Emilia, Diabasis, 1995 M. Guattini – D. Carli, Viaggio nel Regno del Congo, a cura di F. Surdich, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 1997 L'attività missionaria, politico-diplomatica e scientifica di Giuseppe Sapeto. Dall'evangelizzazione dell'Abissinia all'acquisto della baia di Assab, Comunità Montana “Alta Val Bormida”, Millesimo, 2005 La via della seta: missionari, mercanti e viaggiatori europei in Asia nel medioevo, Trento, Genova, Il Portolano, 2007 La via delle spezie. La Carreira da India portoghese e la Cina, Centro Studi Martino Martini – Il Portolano, Trento – Genova, 2009 Verso i mari del sud. l'esplorazione del Pacifico centrale e meridionale da Magellano a Malaspina, Aracne, Roma 2015 Nel 1975 ha fondato il periodico “Miscellanea di Storia delle Esplorazioni” (codice ISSN: 2280-0891), rivista scientifica con periodicità annuale, che è diventata il più longevo e costante periodico italiano su questo tema. L’ultima pubblicazione è del 2016. VERSO I MARI DEL SUD L’ESPLORAZIONE DEL PACIFICO CENTRALE E MERIDIONALE DA MAGELLANO A MALASPINA di Francesco Surdich Aracne editrice (Roma, 2015) Verso i mari del Sud ci racconta - come il sottotitolo bene evidenzia - un particolare periodo della storia delle esplorazioni, scegliendo un’area geografica ben precisa, l’emisfero meridionale, dove, dopo la scoperta dell’Oceano Pacifico da parte della spedizione di Magellano, molte nazioni europee si lanciarono alla ricerca sia di nuovi continenti, sia di un passaggio per raggiungere agevolmente l’Asia. Si tratta di un libro rigoroso nei contenuti e nelle fonti, completo negli argomenti trattati e con un grande pregio: quello di essere un saggio che si legge come un libro di avventure. . L’autore fa ben notare come le prime esplorazioni dell’Oceano Pacifico nacquero, a partire da quella guidata da Ferdinando Magellano, sulla spinta della ricerca di nuove rotte per giungere nella tanto agognata Asia; ma il libro giunge fino a Malaspina, un italiano discendente da una nobile famiglia della Lunigiana che mise le sue competenze marittime al servizio della corona di Spagna, e a James Cook, non trascurando naturalmente le spedizioni francesi e non dimenticando le presenze portoghesi e olandesi in quelle che allora erano considerate per l’appunto Indie Olandesi.. Importate è il passaggio che avvenne nella mentalità dei vari governi e nei vari esploratori soprattutto nel secolo XVIII, quando si sentì la necessità di esplorare sia le nuove terre (ormai conosciute), sia le possibili terre ancora sconosciute - il mito del continente australe, che affonda le sue radici addirittura nel mondo classico, si era andato rinforzando nel corso degli anni – con un approccio più scientifico e etnografico (si disegnano mappe sempre più accurate, si analizzano le culture dei popoli via via incontrati, si valutano le possibilità commerciali e i vegetali e gli animali che in quelle latitudini vivono) e quando gli ordini che accompagnavano queste spedizioni cominciarono ad invitare i vari comandanti a trattare le popolazioni incontrate con rispetto. Non è un caso che proprio in quegli anni nascesse il mito del buon selvaggio e non è per caso che i vari esploratori fossero in diversi modi condizionati da tale visione. Surdich sceglie di dividere le varie esplorazioni seguendo le rotte delle varie spedizioni, che pure talvolta si incrociarono, riscoprendo più volte – ma dando a loro nomi diversi – le stesse isole, o confondendole con altre e decide di chiudere richiamando l’attenzione sulla grande utopia, molto popolare in Europa, delle Isole Felici e sullo stato di natura. Un tema che presente peraltro nella cultura e nella letteratura europea da secoli e che aveva dato vita alla ricerca (e ritrovamento) del possibile Paradiso perduto, il perenne desiderio che l’umanità sognava di rendere reale. Il saggio fa notare ai lettori cosa si è ottenuto da quei viaggi, quali contributi alla conoscenza scientifica sono stati apportati e quali furono le conseguenze dei vari incontri tra europei e indigeni, tra illusioni, disillusioni, riflessioni e contaminazioni. Surdich, mantiene sempre tiene le giuste distanze dalle emozioni che pure ci racconta e ci trasmette, ma nello stesso tempo riporta numerosi documenti che attestano come l’uomo europeo fosse comunque intimamente convinto della sua superiorità sulle altre culture lasciando intendere le conseguenze che tale “cultura” avrebbe finito per determinare. Voglio chiudere questa mia segnalazione bibliografica citando la dedica che apre questo libro, nella quale Francesco Surdich, alla vigilia del suo pensionamento, ha voluto ricordare le migliaia di studenti che hanno seguito le sue lezioni all’Università di Genova permettendogli di “dare significato e sostanza alla sua passione didattica”. Edgardo Rossi