martedì 14 gennaio 2020

De bello Gallico di Gaio Giulio Cesare - traduzione e note di Davide Cazzola

Il De bello Gallico è uno dei libri più noti della letteratura latina, opera scritta da Cesare non solo per raccontare la sua impresa ma anche (e soprattutto) per motivi propagandistici, libro in cui il condottiero e politico romano dimostra le sue grandi capacità di narratore e di curatore della propria immagine. Opera di grande valore letterario caratterizzata da una forma narrativa chiara, semplice, stringata. Dove Cesare attua scelte stilistiche precise e nette come dimostra il frequente uso del participio, sia come predicativo sia nel costrutto dell’ablativo assoluto, scelta che gli permette di sostituire le proposizioni esplicite, conferendo rapidità e scorrevolezza al periodo; o il ricorso alla proposizione relativa, arricchita dall’utilizzo di una molteplicità di usi e forme stilistiche (nesso relativo, relativo prolettico, proposizione relativa apparente) che gli consentono di assecondare le circostanze e la struttura armonica del periodo; utilizza anche il discorso indiretto, con la chiara intenzione di eliminare qualsiasi ostentazione di drammaticità, ridimensionando la retorica delle parole dei personaggi. D’altronde nello scorrere della narrazione Cesare non fa uso di nessuna nota superflua e di nessun fronzolo retorico, rendendo il racconto come un evento naturale, quasi come se fossero i fatti stessi a parlare, senza passionalità e senza riflessioni personali; in tal modo la narrazione scorre come un documentario di guerra. Interessante anche la scelta di parlare di se stesso in terza persona. Nella sua traduzione Davide Cazzola non solo dimostra di aver ben compreso la narrazione dell’autore, ma ne rispetta pienamente le scelte, ne esalta lo stile, dimostrando come la traduzione possa diventare essa stessa opera narrativa. Tradurre è una delle attività più complesse, spesso chi traduce tende ad interpretare il testo, a forzarlo. Talvolta è scelta obbligatoria, non sempre la traduzione rende appieno i significati di uno scritto di un’altra lingua, ma molti abusano di questa “presunta necessità”, Cazzola invece sceglie la coerenza e la linearità del testo originario e si regala (e ci regala) le sue considerazioni con delle note che giustamente definisce “serie, curiose ed ironiche”. Sceglie anche di dividere il testo latino da quello italiano, invitando implicitamente il lettore a percorrere le due strade in modo autonomo l’una dall’altra, per chi sa il latino una “sfida” a rileggere ciò che Cesare ci ha narrato; per chi non lo conosce la proposta della lettura del testo in italiano (ma con sempre la possibilità di confrontarlo con quello latino) che rispetta pienamente il testo latino e non lo travisa. Un lavoro di pregio, in cui ben si vede la competenza del curatore e la sua passione, in cui nulla è lasciato al caso, comprese le scelte fatte del testo proposto, tutto ben precisato nella pagine di presentazioni, con poche e misurate parole. Non resta che augurare buona lettura a chi vorrà accettare l’invito che Davide Cazzola porge a chiunque voglia accostarsi a quest’opera che in tanti conoscono e pochi hanno letto per intero (e questa “offerta” potrebbe essere una bella occasione per farlo). Edgardo Rossi