lunedì 17 maggio 2010

Moralia-Immoralia

Moralia – Immoralia
di Edgardo Rossi

Mi trovo a scrivere delle ovvietà, spinto da un ruglio interiore che non riesce ad accettare il degrado morale di un intero popolo, motivato dalla convinzione che alla fine in qualche modo la ragione finirà per prevalere.
Il Paese soffre di una grave mancanza morale, della vacanza di una capace ed onesta classe dirigente, in questa assenza di valori autentici, in questo vuoto culturale hanno piantato i semi e formato profonde radici le persone peggiori. C’è una convivenza criminale fra una cattiva politica, una delinquenza ormai legalizzata e un senso di impunità che in qualche modo coinvolge buona parte degli Italiani. Siamo arrivati al punto che in questo Paese è più difficile essere onesto che essere disonesto. Le tantissime (troppe) leggi che dovrebbero garantire il rispetto delle regole sono disattese; la lunghezza di troppi processi garantisce di fatto l’impunità anche per gravi reati; il senso di prepotenza che pervade le menti di troppi porta al totale disprezzo della legalità. Gli esempi vengono dall’alto, quando qualche personaggio influente viene indagato per qualcosa, immediatamente si parla di complotto (questa tattica la pratica soprattutto Berlusconi, ma non è il solo), si avvia così una trafila giuridica che spesso si risolve nella prescrizione.
Faccio fatica a citare Berlusconi, uomo che mi induce a pensieri torbidi, uomo per cui provo una profonda pena e un forte senso di disgusto. Non posso però evitarlo perché in qualche modo lui è il simbolo del degrado morale e culturale del Paese, perché in lui sono presenti tutti i più gravi e tipici difetti dell’italianità, quella fatta di arroganza e meschineria che tanti grandi attori e autori hanno irriso e messo in burla in film e commedie.
D’altronde noi siamo il Paese (per fare solo alcuni esempi) degli autovelox truccati, dei camion che percorrono in modo smodato il Paese di fatto senza controlli, dei contratti al ribasso, della protezione civile e mai della prevenzione. Il paese dove in molti conoscono a memoria le formazioni di squadre di calcio anche di quarant’anni fa, ma in pochi sanno di piazza Fontana, della loggia P2, dei tentativi di colpo di Stato, di fatto riusciti con l’entrata nelle istituzioni di certi figuri.
Bisognerebbe riformare la morale comune, bisognerebbe usare la giustizia in modo equo, bisognerebbe ritornare al rispetto per il lavoro (smettendola di proporre scorciatoie verso chissà quali celebrità). Bisognerebbe capire che la ricchezza di un Paese si misura con il rispetto, rispetto delle leggi, delle tasse, delle regole, degli uomini (da dovunque essi provengono). La ricchezza non può essere calcolata in merci e beni di consumo, è sbagliato, induce a trasformare tutto in mercato, porta la società a basarsi sull’avere e non sull’essere, la rincorsa alla ricchezza economica porta all’accumulo di capitali in un numero sempre minore di privilegiati a discapito di una sempre più grande massa di diseredati.
Vedete tutte cose ovvie, come premesso, ma persistenti e apparentemente inattaccabili, perché diffuse. Per rinnovare la morale bisogna che qualcuno la pratichi, perché le leggi vengano rispettate, bisogna che i cittadini le conoscano e le facciano proprie, se non avverrà avremo un futuro di ronde e di presunti uomini d’ordine che, ritagliandosi questo ruolo di protettori, diventeranno loro i responsabili delle crescenti violenze con cui bisognerà imparare a convivere (per intenderci ci sono violenze sottili come il non avere diritto ad un lavoro sicuro, come il dover rinunciare alla propria dignità per dover campare, come il non avere garantito il diritto allo studio). Guardatevi attorno, sta già succedendo.

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